Il lavaggio delle automobili può sembrare una pratica innocua e senza conseguenze in termini ambientali. In realtà le acque reflue da autolavaggi sono dei veri e propri rifiuti industriali e come tali devono essere trattati, in conformità ai limiti di emissione stabiliti dal D.Lgs. 152 del 2006 e alle relative norme emanate dalle regioni. La legge parla chiaro: nel dicembre 2016 la sentenza n. 51889 della Corte di Cassazione ha confermato la classificazione dei reflui provenienti dagli autolavaggi come “acque reflue industriali”, il cui scarico deve essere sempre preventivamente controllato e autorizzato.
Le acque che provengono dalle operazioni di lavaggio, pulizia e risciacquo degli autoveicoli possono presentare, infatti, concentrazioni di tensioattivi, oli minerali, idrocarburi, tracce di metalli, materiali sedimentabili ed in sospensione superiori ai limiti consentiti. Chi scarica senza autorizzazione questi fluidi nella pubblica fognatura o nella rete idrica superficiale rischia grosso: si parla di vero e proprio reato ambientale, con sanzioni pecuniarie che arrivano fino a 250 quote, con valore della singola quota che può variare dai 258,23 ai 1.549,37 euro. Stiamo parlando di quasi 400 mila euro, una cifra da capogiro.
Per chi svolge questo tipo di attività è importante disporre di un adeguato impianto di depurazione che garantisca l’abbattimento degli inquinanti nelle acque di scarico. Questo assicura di mantenersi sempre entro i limiti imposti dalla legge, tutelando l’ambiente. Inoltre un impianto per il trattamento e la depurazione degli scarichi può fornire acque depurate riutilizzabili nello stesso autolavaggio, minimizzandone il fabbisogno idrico con un notevole risparmio energetico, oltre che di denaro.
Vediamo nel dettaglio come funzionano questi impianti, solitamente costituiti da vari moduli per trattamenti di tipo fisico, chimico-fisico e biologico.
Le operazioni primarie sono quelle di dissabbiatura e disoleazione, attraverso vasche di decantazione e flottazione. Le frazioni solide, contenenti terra e sabbia, si depositano sul fondo della vasca, mentre oli e idrocarburi rimangono in superficie. Altre modalità di disoleazione prevedono particolari filtri a coalescenza, che sfruttano le differenti proprietà di tensione superficiale e peso specifico degli oli per separarli dalla fase acquosa.
I reflui vengono dunque immessi in un’ulteriore vasca, dedicata ai processi di tipo biologico. Nella fase acquosa viene fatto gorgogliare ossigeno che permette la degradazione degli inquinanti ad opera di appositi batteri che si depositano sul fondo, creando una base persistente di fanghi attivi.
Ulteriori residui nei reflui già sottoposti a processi fisici e biologici vengono abbattuti grazie all’apposita filtrazione su masse di sabbia per la rimozione di solidi sospesi e su filtri a carboni attivi granulari per la rimozione di idrocarburi e solventi.
A valle dell’impianto, una vasca di raccolta e convogliamento permette l’accumulo ed il successivo ricircolo dell’acqua depurata.
Tra i prodotti di importanza basilare nel trattamento dei reflui, rivestono una particolare importanza i carboni attivi: efficienti ed economici, sono responsabili dell’abbattimento finale degli inquinanti residui negli effluenti e per questo è importante puntare su prodotti di qualità che garantiscano un’alta adsorbanza.
I carboni attivi ZCB Hydro830 sono conformi alla normativa UNI EN 12915 relativa ai GAC per il trattamento di acque potabili. Con idonee densità apparente e superficie specifica, i carboni ZYX Italia garantiscono un’adsorbanza ottimale per le operazioni di abbattimento finale negli impianti di trattamento e depurazione per gli autolavaggi, sia per i privati che per le industrie, eliminando anche odori e sapori sgradevoli, oltre agli inquinanti.
Lavare l’auto è importante. Risparmiare, rispettando l’ambiente e la legge, lo è ancor di più!